Mio figlio impazzisce per la carne alla griglia. L’osso della fiorentina va sempre a lui e io lo guardo mangiare in un’intensa concentrazione come in un raptus: sembra un banchetto medioevale, o meglio ancora preistorico. Eppure gli abbiamo insegnato le buone maniere, ed è anche un quasi adulto, ma in quel momento incarna (è il caso di dirlo) l’aspetto predatorio dell’uomo.
Si perché sono profondamente convinta che ci sia questo istinto e che sia inutile cercare di nasconderselo dietro un’etica animalista decisamente acquisita culturalmente, a volte sbandierata con una certa prosopopea. E’ davvero più etico, più essenzialmente “uomo” chi mangia tofu invece che manzo o pollo? Oppure per contro è “uomo” veramente e genuinamente il cacciatore orgoglioso delle sue prede che prima di riempire un freezer solitamente di dimensioni professionali, posa in foto, stile Hemingway, in un eccesso di machismo? Non siamo né carnivori, né erbivori, siamo onnivori per natura, e come tali possiamo scegliere. Occhio, non si tratta di una scelta che ci elevi nel regno animale, perché anche molti plantigradi sono onnivori, eppure non brillano per intelligenza. Anzi, in questo senso siamo gli onnivori più handicappati del reame in quanto un orso, come l’orso Yoghi, sa sempre cosa mangiare e lo fa senza problemi. Noi invece di problemi ce ne facciamo una marea, non solo, sovente l’istinto ci dice male, come confermano le stragi non così rare di intere famiglie che per divertimento sono andate a funghi. Poi c’è il problema morale, cioè se sia lecito uccidere altri animali per mangiare e tutte le più o meno deliranti declinazioni di tale quesito: i polli si ed i capretti no perché sono più empatici? Gli animali che stanno in acqua si e quelli sulla terra no perché condividono con noi i polmoni? Gli animali allevati naturalmente si e quelli di allevamento intensivo no perché i primi hanno avuto una vita consona alla loro animalità, quindi “felice”, per cui non ci sentiamo in colpa ed i secondi invece sono dei poveri sfigati e pensiamo così di fermare l’industria zootecnica? Gli animali domestici si perché sono nati cibo e quelli selvatici no perché è da sadici uccidere in proprio quando si può tranquillamente andare al supermercato? La masturbazione mentale vi sembra troppo breve? Bene allora continuiamo perché sono sempre di più quelli che non per motivi religiosi, né di mancanza di enzimi digestivi, rifiutano in toto il regno animale nel piatto. Dunque, fra costoro ci sono quelli che mangiamo le uova, altri no perché è un pulcino in fieri (ma se non è fecondato cos’è? Un monolocale senza inquilino?). Quelli che mangiano i latticini e quelli che no (hanno forse paura di togliere il latte di bocca ai vitellini?). Restano i vegetali e solo i vegetali, quindi i vegani, ma, udite, udite, alcuni non mangiano frutta e verdura raccolti dalle piante, ma solo quelli a terra, magari già belli marci. Ma siamo impazziti? Perché secondo voi i vegetali hanno un così bel colore? Per attirare gli animali ed essere mangiati da coloro che così porteranno in giro i loro semi! Parimenti se l’uomo non allevasse per mangiarle, alcune specie animali si estinguerebbero, se non cacciasse molti animali si riprodurrebbero in modo incontrollato con danni all’ecosistema e quindi ad altri animali.
Non fraintendetemi. Provo pena per i tacchini selezionati per avere un petto così sviluppato (parte più richiesta nei supermercati) da non stare in piedi, per le galline allevate in gabbie così piccole che si sbranano fra loro, sono indignata per gli erbivori allevati a mais con conseguenze sulla loro e la nostra salute, rifuggo il pesce d’allevamento, così povero di Omega 3. Mi rendo conto che è la globalizzazione del cibo, ma è una globalizzazione che nutre sempre, e male, le stesse pance, quelle che non ne avrebbero bisogno.
Penso quindi che rifiutare di assumere cibo di provenienza animale sia oltre che contro la nostra natura, anche un atto di presunzione intellettuale, un privarsi di proteine ad alto valore nutritivo che non migliora la catena alimentare globale, anzi. Non si è più uomini, più intelligenti, più diversi dagli altri animali se si è vegetariani, se si tarpa la nostra natura, che è non solo, ma anche carnivora.
Secondo me il vero salto di qualità della specie umana (ammesso che sia qualitativamente superiore) avvenne nel momento in cui l’uomo modificò il cibo, cuocendolo, reiterando l’accensione del fuoco, imparando a non consumare i suoi pasti dove aveva raccolto o cacciato, ma insieme ad altri uomini. Da qui nasce il convivio, nascono le ricette, nasce il gusto e la varietà e nasce una possibilità di scelta, che non solo è di natura, ma da adesso in poi, anche di cultura. Negarsela è negare tutte le caratteristiche, comprese quelle squisitamente animali, che ci rendono quello che siamo.
Elena
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