Come avrete capito sono gastronomicamente curiosa su qualsiasi cucina. Nell’annovero, amo molto quella cinese, anche se da noi il panorama è molto limitato. Il mio primo impatto con questa cucina fu buono perché tantissimi anni fa a Milano in piazza Gramsci c’era un cinese di alto livello. Poi arrivarono le schiere di quelli a buon mercato, prima accettabili, poi per stare in budget sempre più scarsi. Dove vivo i NAS hanno chiuso diversi cinesi che, poverini, nella confusione delle lingue, hanno scambiato il pollo col gatto. Anche ieri, colta da una crisi etnica e di pigrizia, ho ordinato una cena cinese da un ristorante che non avevo ancora provato e l’ho trovata orrenda.
Invece la scorsa settimana a Milano ho fatto una cena cinese come da tempo non riuscivo, veramente buona e piacevole. Il ristorante, il Ta Hua, in zona stazione centrale, esiste da trent’anni, ma contrariamente ai cinesi che non cambiano mai e sono tutti uguali, alla seconda generazione, nel 2003 è stato totalmente rinnovato, facendone un locale di tendenza, molto gradevole, col legno e i muri di pietra a vista. A vista anche lo chef di Hong Kong, che a getto continuo prepara i dim sum, tipici antipasti monoporzione della Cina meridionale, fra cui ravioli dalla pasta di riso quasi trasparente, e li cuoce al vapore.
La carta è ampia, come sempre quelle cinesi, ma con proposte che altrove non si trovano. In alternativa all’involtino primavera un involtino vietnamita, con la pasta fritta sottile e croccante come pasta fillo, l’interno di verdure scottate e l’esterno avvolto in una foglia di insalata: mi ricordavo di averlo molto apprezzato quando all’estero, da ragazzina avevo mangiato questo tipo di cucina. Fantastico anche il riso cotto nel fior di loto avvolto a pacchetto, che aprendosi lascia uscire un delicato aroma simile al tè e il panino cinese al vapore, ripieno di carne e verdure.
Dei tanti piatti provati, molti classici dell’ordinazione dal cinese, come gli spaghetti di soia, la zuppa agropiccante, ecc erano di livello decisamente superiore alla media, ma devo assolutamente ricordare i secondi. Se il filetto di manzo alla piastra con verdure era a cottura perfetta, con le verdure croccanti, quindi corretto, le palline di gamberi fritte con salsa agrodolce erano veramente notevoli: freschissimi i gamberi, la cui dolcezza si sentiva chiaramente sotto una pastella dorata e sottile, su di un letto di cavolo julienne, da intingere in una leggera salsina agrodolce. Ma il piatto che più mi ha entusiasmato, nonostante fossi perplessa sull’ordinazione, è stato un rombo in crosta con verdure. Il rombo è stato sfilettato. La carcassa , compresa di testa e coda, era fritta e usata come base su cui erano adagiati i filetti di pesce, saltati con verdure. Grande freschezza di materia prima e ottima mise en plate.
Per concludere, il ristorante propone una serie di dessert monoporzione al cucchiaio (international), che il cliente può scegliere da un vassoio, buoni e ben fatti. Io, invece, ho scelto un altro classico cinese: banane fritte caramellate, di cui sono particolarmente ghiotta e che, manco a dirlo, erano impeccabili. Se questo ristorante fosse vicino a casa mia……. Avrei il conto aperto, perché per me è una specie di “parco giochi” gastronomico.
Elena
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